COSA E’ LA FRATTURA DEL PILONE TIBIALE?

PILONE TIBIALE

La FRATTURA DEL PILONE TIBIALE. Con frattura del pilone tibiale si intende una lesione scheletrica a carico della regione meta–epifisaria distale della tibia, che comprometta la quasi totalità della superficie articolare tibiale sottoposta al carico, e che è associata frequentemente ad una frattura del perone.

Questa definizione si deve a Destot che nel 1911 chiamò le fratture della superficie articolare e della sovrastante metafisi distale di tibia fratture del “pilon tibial”.

frattura della superficie articolare e della sovrastante metafisi distale di tibia fratture del “pilon tibial”.

Frattura della superficie articolare e della sovrastante metafisi distale di tibia fratture del “pilon tibial”.

 

frattura della superficie articolare e della sovrastante metafisi distale di tibia fratture del “pilon tibial”.

Frattura della superficie articolare e della sovrastante metafisi distale di tibia fratture del “pilon tibial”.

La FRATTURA DEL PILONE TIBIALE è difficile?

La FRATTURA DEL PILONE TIBIALE si caratterizza per la estrema difficoltà di classificazione e di trattamento. La valutazione prognostica di questa frattura è anche essa molto complessa poiché diversi fattori locali concorrono alla grande variabilità dei quadri clinici e dei processi riparativi.

QUALI SONO LE DIFFICOLTA’ CHE PRESENTA LA FRATTURA DEL PILONE TIBIALE?

Occorre sottolineare che questo distretto anatomico è particolarmente delicato e vulnerabile.

1) LA VASCOLARIZZAZIONE della faccia antero-mediale della tibia è molto precaria e piò presentarsi già lesionata dal trauma. Basti pensare che in quella sede decorre la vena safena magna che è molto importante per il deflusso del sangue. L’esposizione chirurgica deve tener conto di questo elemento.

2) FRATTURA DELLA TIBIA E DEL PERONE La grande varietà delle fratture scheletriche vengono comprese in diversi sistemi di classificazione che tengono conto della localizzazione anatomica delle fratture, del coinvolgimento della superficie articolare della tibia ( “PLAFOND TIBIALE” ), energia del trauma , coinvolgimento dei tessuti molli, esposizione della frattura.

3) IL COMPLESSO LEGAMENTOSO MEDIALE E LATERALE Occorre tener presente che oltre alle fratture della tibia e del perone si trovano coinvolti i legamenti del compartimento mediale o del compartimento laterale.

QUALE E’ LA REGOLA CHIRURGICA DA SEGUIRE NEL CASO DI FRATTURE DEL PILONE TIBIALE?

La principale regola chirurgica è quella di cercare quanto più possibile la riduzione anatomica dei frammenti della frattura. Questa regola diventa un obbligo nei casi di frattura delle articolazioni, come avviene per tutte le fratture che coinvolgono le articolazione dello scheletro.

L’ ESAME TAC MOSTRA CHE L’ARTICOLAZIONE NON E’ STATA RICOMPOSTA

L’ ESAME TAC MOSTRA CHE L’ARTICOLAZIONE NON E’ STATA RICOMPOSTA

 

Le difficoltà sono anche maggiori quando ci si trova di fronte agli ESITI DELLE FRATTURA DEL PILONE TIBIALE.

In questi casi la evenienza di disassiamenti di questo segmento scheletrico sono tutt’altro che rari.

QUALI SONO I RISULTATI DEGLI INTERVENTI DI OSTEOSINTESI DEL PILONE TIBIALE?

I risultati clinici a distanza non sono omogenei e risultano molto variabili anche in centri traumatologici di grande esperienza. Molto spesso si osservano interventi molto ben eseguiti in cui la frattura risulta ricomposta molto bene con placche e viti disposte in modo adeguato, in cui la mobilità articolare il risultato funzionale risultano molto deludenti sia per il paziente che per il chirurgo.

La frattura risulta ricomposta molto bene con placche e viti disposte in modo adeguato, in cui la mobilità articolare il risultato funzionale risultano molto deludenti sia per il paziente che per il chirurgo.

La frattura risulta ricomposta molto bene con placche e viti disposte in modo adeguato, in cui la mobilità articolare il risultato funzionale risultano molto deludenti sia per il paziente che per il chirurgo.

A COSA SERVE TOGLIERE PLACCHE E VITI?

Il chirurgo e il paziente imputano alla presenza dei mezzi di sintesi il dolore e l’ostacolo meccanico presente dopo l’intervento. Viene deciso di togliere placche eviti. Ma molto spesso questo intervento è del tutto inutile ed è causa di una frustrazione ancora peggiore sia per il paziente che per il chirurgo.

A CHE COSA E’ DOVUTO IL DOLORE E LA LIMITAZIONE FUNZIONALE DELLA CAVIGLIA?

Lo scadente risultato clinico dipende dal danno che ha subito la cartilagine al momento dell’impatto della frattura. La cartilagine articolare è come un gel. Ha un’elevata percentuale di acqua e pertanto è molto fragile ed è molto sensibile ai traumi da impatto diretto, quali le cadute dall’alto o quando i piedi e le caviglie rimangono imprigionati nei pedali dell’automobile. Nei casi in cui l’impatto articolare è stato molto grave anche l’intervento chirurgico più perfetto può dare risultati deludenti a distanza di tempo.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEGLI ESITI DELLA FRATTURA DEL PILONE TIBIALE?

1) L’INSTABILITA’ ( che caratterizza le fratture del pilone tibiale) comporta scomposizioni secondarie. Questo si osserva nei casi trattati in maniera conservativa oppure con il fissatore esterno, ove è molto difficile mantenere la riduzione una volta ottenuta. Anche alcuni casi trattati chirurgicamente non sono esenti da scomposizioni secondarie che vanificano il lavoro chirurgico.

2) La PRECARIETA’ DELLA VASCOLARIZZAZIONE locale è una delle cause maggiori di mancato consolidamento delle fratture del pilone tibiale. La vascolarizzazione di questo distretto è molto precaria, e una volta interrotta è difficile che possa essere ripristinata.

3) La PSEUDOARTROSI ha sede nello spazio che si viene a creare tra i frammenti ossei della frattura. In alcuni casi è difficile che lo spazio venga colmato dal callo osseo, giacché la vascolarizzazione è stata compromessa al momento del trauma ed i frammenti ossei risultano de-vascolarizzati.

4) Le FRATTURE VIZIOSAMENTE CONSOLIDATE sono quelle in cui non è stato ripristinato l’asse anatomico e l’asse biomeccanico delle ossa della gamba. Un grado minimo di angolazione può essere tollerato dall’organismo, ma le gravi deviazioni comportano dolore e difficoltà alla deambulazione. Anche quando la deviazione si situa a distanza dall’articolazione può causarne la sofferenza in maniera indiretta per l’alterazione della biomeccanica articolare che in ogni caso ne deriva. Le fratture viziosamente consolidate più gravi hanno una sede essenzialmente articolare e quindi causano un danno progressivo a carico delle superfici cartilaginee.

QUALI ESAMI BISOGNA EFFETTUARE PER LA DIAGNOSI DEGLI ESITI DELLA FRATTURA DEL PILONE TIBIALE?

Per la diagnosi degli esiti della frattura del pilone tibiale si eseguono le radiografie sotto carico utilizzando la metodica del “cliché di Robert Meary”.

Lo studio radiografico standard della tibio-tarsica affetta da esiti di frattura del pilone tibiale fornisce informazioni utili per la diagnosi di artrosi post-traumatica, per accertare deficit di consolidazione e segni di algodistrofia riflessa.

Con la metodica del “clichè di Robert Meary” è possibile l’accertamento delle deviazioni assiali della tibio- tarsica e la loro entità, dal punto di vista della misurazione angolare.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.