Mediante la via d’accesso anteriore arterie, vene, nervi e tendini della caviglia vengono delicatamente divaricati e si arriva agevolmente alla articolazione. Non c’è alcun bisogno di demolizioni di strutture ossee portanti. Non viene alterata  la stabilità articolare.  La via d’accesso anteriore assicura la minima resezione ossea e il vero resurfacing.

In che cosa consiste la protesi della caviglia?

La protesi della caviglia consiste nel rimuovere chirurgicamente l’artrosi dalla tibia distale e dall’astragalo. Dopo che la malattia è stata tagliata via ed allontanata, sulle superfici ossee ripulite dalla degenerazione artrosica si impiantano le componenti metalliche che rivestono la tibia e l’astragalo.

Che cosa vuole dire “Resurfacing”

“Resurfacing” vuole dire rivestimento delle superfici. La tibia e l’astragalo vengono rivestite con impianti metallici dotati di superfici metalliche lucidate a specchio che riproducono le superfici articolari naturali.

Che materiale si mette nello spazio tra tibia e astragalo?

Nello spazio che viene creato tra tibia e astragalo  si mette un disco di plastica molto resistente (polietilene). Questo disco di plastica può essere fisso oppure mobile.

Come si decide la via chirurgica di accesso?

L’intervento chirurgico, che può rappresentare un gesto di aggressione deve essere molto delicato ed ecologico. La chirurgia ha solo scopo di togliere la malattia dalla caviglia del paziente, non può causare un’altra possibile lesione. Non deve alterare la natura.

Perché l’intervento chirurgico deve essere delicato?

Gli interventi vengono eseguiti su di un organismo che soffre già per l’infiammazione e per il dolore. L’impegno di ogni chirurgo è di limitare al massimo la violenza dell’intervento e di ridurre i danni che si fanno con il taglio chirurgico. Il chirurgo deve fare meno danni possibili e deve scegliere la via d’accesso più anatomica.

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La foto mostra una paziente operata di protesi della caviglia. L’intervento è stato talmente delicato, anatomico e non distruttivo che l’incisione chirurgica quasi non si vede. La caviglia non è gonfia, non è dolorosa e si muove molto bene.

L’Anatomia aiuta nella scelta della via chirurgica?

Lo studio della Anatomia consente di individuare i nervi, le arterie, le vene, i tendini e i muscoli. Il chirurgo deve conoscere  gli spazi dove vanno eseguite le incisioni in modo da individuare le strutture anatomiche e proteggerle allo scopo di evitare di fare danni. In particolare nella caviglia la via d’accesso anteriore è in assoluto la più praticata perché è quella che rispetta maggiormente l’anatomia.

Quali sono i punti dell’Anatomia della caviglia che vanno rispettati?

La caviglia deve la sua stabilità al malleolo tibiale e al malleolo peroneale. I due malleoli sono di importanza fondamentale, non vano toccati e indeboliti. Il chirurgo ortopedico deve avere sempre presente il rispetto della stabilità delle articolazioni che si appresta ad operare. La caviglia deve sopportare il peso di tutto il corpo per cui deve essere molto stabile e resistente. Ma deve avere anche una articolazione agile e libera di muoversi, per cui non bisogna alterare o distruggere i legamenti.

Che cosa si deve fare nei pazienti cha hanno subito la frattura dei malleoli?

I pazienti che hanno subito la frattura dei malleoli e sono stati operati con placca e viti hanno già subito un numero sufficiente di traumi e di operazioni. Non si ritiene necessario sottoporli ad un altro trauma che prevede ancora un’altra rottura, un’altra rimozione di placca e viti, per poi rimettere placca e viti per l’ennesima volta. Questo tormento si deve evitare quanto più possibile.

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La radiografia anteriore mostra la caviglia di una paziente che ha subito una grave frattura del perone e della tibia.

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La radiografia anteriore mostra la caviglia operata con placca e viti.

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La radiografia laterale mostra la caviglia di una paziente che ha subito una grave frattura del perone e della tibia.

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La radiografia laterale mostra la caviglia operata con placca e viti.

Che cosa accade alla caviglia che ha subito la frattura ed è stata operata?

La maggior parte delle fratture che vengono operate con placca e viti avviene la guarigione e la ripresa della deambulazione senza problemi. In alcuni casi la violenza del trauma è talmente elevata che viene danneggiata la cartilagine. La cartilagine purtroppo non guarisce, soprattutto quando subisce un violento trauma da schiacciamento. Allora accade che le ossa della caviglia vengono a contatto, il movimento diminuisce e si sviluppa l’artrosi con infiammazione e dolore.

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La radiografia laterale mostra la caviglia di una paziente che ha subito una grave frattura del perone e della tibia e ha rimosso la placca e le viti. Risulta evidente l’artrosi della caviglia; le ossa si toccano e la caviglia è deformata e spostata.

Nella caviglia artrosica si può fare l’artroscopia?

Quando la RX della caviglia caviglia dimostra che l’articolazione è artrosica l’artroscopia non serve, anzi peggiora la situazione. Dopo l’artroscopia i pazienti riferiscono di avere peggiorato sia il dolore che il movimento articolare. L’artroscopia ha uno spazio nei casi di rimozione di corpi mobili endo-articolari. Oppure nella rimozione di un piccolo circoscritto osteofita che crea un impingement articolare. Ma quando la caviglia è tutta artrosica si peggiora la situazione.

Nella caviglia artrosica si possono fare infiltrazioni?

Quando la RX della caviglia caviglia dimostra che l’articolazione è artrosica le infiltrazioni servono a poco. Il sollievo (quando c’è) è scarso e dura poco tempo. Occorre stare attenti perché se si infetta una iniezione allora non si può fare più nulla: la protesi non si può impiantare in una caviglia infetta.

Che cosa bisogna fare nella caviglia artrosica?

La protesi della caviglia è la scelta migliore e la scelta più intelligente. Soprattutto bisogna evitare la artrodesi della caviglia che blocca l’articolazione e molto difficilmente toglie il dolore.

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La radiografia anteriore mostra la protesi della caviglia correttamente impiantata senza creare tagli e demolizione dei malleoli.

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La radiografia laterale mostra la protesi della caviglia correttamente impiantata senza creare tagli e demolizione dei malleoli.

 

Contatta Il Dott. Andrea Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Andrea Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Andrea Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.