Tutte le fratture che interessano le articolazioni vengono normalmente operate in Ospedale con placca e viti. Le fratture della spalla, del polso, dell’anca, del ginocchio vengono operate con placca e viti. La frattura del calcagno non si opera. La chirurgia ortopedica cerca di ottenere la ricostruzione delle ossa e delle articolazioni per recuperare la funzionalità dell’arto fratturato. La frattura del calcagno non si opera e non si capisce il perché. Solo alcune volte si mettono dei fili d’acciaio che perforano la pelle, non risolvono la frattura e il risultato è scadente.

Il calcagno è importante nel corpo umano?

Quando si cammina il calcagno è il primo contatto con il suolo. La prima articolazione che il corpo mette a contatto con la terra è il calcagno. Quando il calcagno si frattura viene alterato il primo contatto che il corpo prende con il suolo. Le conseguenze della frattura di calcagno sono devastanti per la deambulazione. Dopo la frattura l’appoggio al suolo è molto doloroso. Il paziente non può appoggiare il piede a terra senza avvertire dolore. La deambulazione viene completamente alterata. Il peso del corpo viene spostato sull’arto opposto che inizia a soffrire a causa dell’indebito sovraccarico.

Come è l’anatomia del calcagno?

Il calcagno è un osso che assomiglia ad un uovo oppure ad una noce perché ha un guscio molto robusto (osso corticale). La natura ha costruito una struttura solida, ma molto leggera perché all’interno del guscio l’osso è spugnoso e  leggero come il sughero.  La cosa difficile nella ricostruzione del calcagno è la superficie articolare, perché è molto delicata.

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Il calcagno sopporta tutto il peso del corpo. L’articolazione tra calcagno e astragalo è la prima che tocca il suolo quando si cammina. Ecco perché va accuratamente ricostruita.

Il calcagno sopporta tutto il peso del corpo. L’articolazione tra calcagno e astragalo è la prima che tocca il suolo quando si cammina. Ecco perché va accuratamente ricostruita.

FIGURA 1 Il calcagno sopporta tutto il peso del corpo. L’articolazione tra calcagno e astragalo è la prima che tocca il suolo quando si cammina. Ecco perché va accuratamente ricostruita.

L’articolazione normale del calcagno si dispone con un angolo a vertice dorsale di 40 gradi (angolo di Bohler). Il radiologo e l’ortopedico dovrebbero riconoscere l’anatomia normale del calcagno.

L’articolazione normale del calcagno si dispone con un angolo a vertice dorsale di 40 gradi (angolo di Bohler). Il radiologo e l’ortopedico dovrebbero riconoscere l’anatomia normale del calcagno.

E’ sufficiente fare la radiografia del piede in Pronto Soccorso?

La Radiografia del piede fratturato è importante per mostrare che il calcagno non è normale, ma non è sufficiente. Quando si sospetta la frattura del calcagno occorre fare la TAC. La TAC mostra con precisione che dopo la frattura il calcagno è schiacciato, l’angolo di Bohler è appiattito, l’articolazione è spezzata, si vedono bene i frammenti della frattura.

 

La Radiografia non è sufficiente per capire la gravità della frattura del calcagno. E’ necessario fare la TAC. Dopo la frattura il calcagno è schiacciato, l’angolo di Bohler è appiattito, l’articolazione è spezzata, si vedono bene i frammenti della frattura.

La Radiografia non è sufficiente per capire la gravità della frattura del calcagno. E’ necessario fare la TAC. Dopo la frattura il calcagno è schiacciato, l’angolo di Bohler è appiattito, l’articolazione è spezzata, si vedono bene i frammenti della frattura.

 

La Radiografia non è sufficiente per capire la gravità della frattura del calcagno. E’ necessario fare la TAC. Dopo la frattura il calcagno è schiacciato, l’angolo di Bohler è appiattito, l’articolazione è spezzata, si vedono bene i frammenti della frattura.

Che cosa stabilisce la letteratura ortopedica sulle fratture del calcagno?

I manuali di Ortopedia e le riviste scientifiche insegnano che le fratture scomposte del calcagno in cui l’articolazione è rotta e fratturata devono essere operate per ricomporre i frammenti e devono essere stabilizzate con placca e viti.

Il manuale più importante della Traumatologia  è “ARBEITMANSCHAFT FUR OSTEOSYNTHESE” A.O. e cioè lo studio della osteosintesi. Il manuale spiega come mettere a posto la frattura di calcagno e come applicare le placche  e le viti.

I più importanti lavori scientifici sulle fratture del calcagno sono quelli del dott. Roy Sanders, che ha studiato da decenni una dettagliata classificazione delle fratture del calcagno.

Che cosa spiega il dottor Roy Sanders sulle fratture articolari del calcagno?

In uno dei suoi articoli dal titolo “Operative treatment of displaced intraarticular calcaneal fractures: long-term (10-20 Years) results in 108 fractures using a prognostic CT classification. – Roy Sanders , Zachary M VaupelMurat ErdoganKatheryne Downes, comparso sul Journal of Orthopedic Trauma nel 2014 viene spiegato che sono state studiate 108 fratture di calcagno a distanza di 10 a 20 anni dall’intervento.

Lo scopo principale di questo studio era determinare se la classificazione della tomografia computerizzata (TC) di Sanders fosse ancora prognostica per il risultato quando i dati radiografici e funzionali a lungo termine (10-20 anni) dei pazienti dopo la riduzione aperta e la fissazione interna eseguita nelle  fratture calcaneali intra-articolari scomposte. Lo scopo secondario era valutare se fosse necessario un innesto osseo o una placca bloccata per mantenere una riduzione nel tempo.

I pazienti operati con placca e viti, trattati chirurgicamente e gestiti tra il 1 gennaio 1990 e il 31 dicembre 2000 da Roy Sanders sono stati identificati da un database raccolto in modo prospettico. In questa analisi sono stati inclusi pazienti scheletricamente adulti maturi e un follow-up minimo di 10 anni. Tutte le fratture sono state classificate secondo Essex-Lopresti e Sanders. Su 638 fratture, 208 soddisfacevano i criteri di inclusione. Intervento: la chirurgia consisteva in un approccio estensivo laterale, riduzione della faccetta posteriore e fissazione con vite (meccanismo di lag-screw), seguita dalla riduzione del processo anteriore e della tuberosità con l’applicazione di una placca laterale non bloccata. La congruità articolare e la riduzione complessiva sono state valutate mediante TC e radiografia normale (angolo di Böhler) immediatamente dopo l’intervento e all’esame finale di follow-up in tutti i pazienti. Sono stati ottenuti la valutazione funzionale e i punteggi dei risultati [AOFAS-AHS, Maryland Foot Score, Short Form-36 (SF-36), Ankle Osteoarthritis Score (AOS) e Visual Analog Scale (VAS)] e sono state rilevate tutte le complicanze.

Quali sono stati i risultati di questo importante studio?

Sulla base dei risultati di questa analisi comparativa, la classificazione di Sanders ha dimostrato di prevedere la prognosi e cioè il futuro del calcagno fratturato e operato.

Il dato importante è che dopo un minimo di 10 anni, solo le fratture più comminute in più frammenti avevano una probabilità 4 volte maggiore di richiedere una fusione rispetto alle fratture di tipo II. In secondo luogo, sembra che non sia necessaria né una placca bloccata né un innesto osseo per mantenere una riduzione nel tempo, poiché praticamente non è stata osservata alcuna perdita di riduzione in questa serie (3/108, 0,9%). Il trattamento chirurgico “joint first” non ha influenzato negativamente l’esito dell’articolazione calcaneocuboidea. Sulla base di questi risultati, se non si verifica una grave artrite ST post-traumatica, è possibile aspettarsi risultati funzionali a lungo termine (10-20 anni) con dolore lieve, alterazioni minime nelle attività della vita quotidiana o del lavoro e un’usura delle scarpe essenzialmente normale da una corretta ha eseguito la riduzione a cielo aperto e la fissazione interna. I pazienti devono essere informati per quanto riguarda le difficoltà con il terreno irregolare e l’incapacità di tornare ad attività sportive intense.

La frattura di calcagno si vede nella RXgrafia, ma la TAC mostra ancora meglio come si è rotta l’articolazione e come sono spostati i frammenti. L’operazione deve ricomporre l’articolazione ed i frammenti della frattura. Si vede che i frammenti sono stati ricomposti uno a uno come un puzzle e sonno stati stabilizzati con placca e viti. Solo così il paziente può iniziare a camminare su di un piede ricostruito. Non bisogna fare pasticci con il “percutaneo”.

La frattura di calcagno si vede nella RXgrafia, ma la TAC mostra ancora meglio come si è rotta l’articolazione e come sono spostati i frammenti. L’operazione deve ricomporre l’articolazione ed i frammenti della frattura. Si vede che i frammenti sono stati ricomposti uno a uno come un puzzle e sonno stati stabilizzati con placca e viti. Solo così il paziente può iniziare a camminare su di un piede ricostruito. Non bisogna fare pasticci con il “percutaneo”.

La frattura di calcagno si vede nella RXgrafia, ma la TAC mostra ancora meglio come si è rotta l’articolazione e come sono spostati i frammenti. L’operazione deve ricomporre l’articolazione ed i frammenti della frattura. Si vede che i frammenti sono stati ricomposti uno a uno come un puzzle e sonno stati stabilizzati con placca e viti. Solo così il paziente può iniziare a camminare su di un piede ricostruito. Non bisogna fare pasticci con il “percutaneo”.

Che cosa è la metodica “percutanea”?

Non si spiega perché la maggior parte degli Ospedali non operano la frattura di calcagno con placca e viti. Gli Ospedali dovrebbero avere sempre qualche specialista particolarmente addetto alle fratture del calcagno. Viene utilizzata una operazione in cui perforano la pelle e infilano nel calcagno fratturato alcuni fili di acciaio (Kirschner). Ma i risultati sono scadenti perché i pezzi del calcagno non vengono rimessi a posto. I pazienti rimangono con il piede rotto come il giorno dell’incidente. Il paziente ha l’impressione di essere operato perché viene effettivamente ricoverato e portato in Sala Operatoria, ma la frattura difficilmente viene ricomposta.

La Radiografia mostra la frattura di calcagno curata con i fili di acciaio. Si vede molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ripristinato, questo fa capire che l’articolazione non è stata ricostruita,

La Radiografia mostra la frattura di calcagno curata con i fili di acciaio. Si vede molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ripristinato, questo fa capire che l’articolazione non è stata ricostruita

La Radiografia mostra la frattura di calcagno curata con i fili di acciaio. Si vede molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ripristinato, questo fa capire che l’articolazione non è stata ricostruita

La TAC eseguita dopo l’intervento con i fili di acciaio fa vedere molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ricostruito. L’articolazione è rimasta infossata come il giorno dell’incidente.

La TAC eseguita dopo l’intervento con i fili di acciaio fa vedere molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ricostruito. L’articolazione è rimasta infossata come il giorno dell’incidente.

La TAC eseguita dopo l’intervento con i fili di acciaio fa vedere molto bene che il calcagno è rimasto schiacciato. L’angolo di Bohler non è stato ricostruito. L’articolazione è rimasta infossata come il giorno dell’incidente.

 

In conclusione si deve dire chiaramente che la frattura scomposta e pluriframmentaria del calcagno deve essere operata e accuratamente sistemata come tutte le altre fratture articolari del corpo umano. La frattura scomposta e pluriframmentaria del calcagno deve essere operata con placca e viti come le fratture della spalla, del polso, dell’anca, del ginocchio (piatto tibiale) e della caviglia (bimalleolari, trimalleolari, pilone tibiale).

Contatta Il Dott. Andrea Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Andrea Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Andrea Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.