L’ictus è la causa del piede equino paralitico. Solo un tempestivo intervento può consentire il corretto appoggio al suolo la ripresa della deambulazione. La correzione del piede equino libera il paziente dalla schiavitù della carrozzina e dalla oscena molla di Codivilla. Dopo la correzione la fisioterapia è utile per la deambulazione.

Come si presenta in ambulatorio ortopedico il paziente affetto dagli esiti dell’ictus?

Il paziente affetto dagli esiti di ictus cerebrale sviluppa una caratteristica deformità: il piede equino varo supinato. Con questa deformità il paziente non può appoggiare il piede al suolo. Non può deambulare. Nei casi più gravi rimane confinato nella sua sedia a rotelle. Questa situazione è molto diffusa ed è causa di grande disagio per tante famiglie. Si tratta di pazienti che hanno necessità di aiuto anche per le minime necessità quotidiani.

Questo paziente da anni è costretto a stare nella carrozzina perché non può appoggiare al suolo il piede equino varo supinato.

Questo paziente da anni è costretto a stare nella carrozzina perché non può appoggiare al suolo il piede equino varo supinato.

 

Il piede equino e l’impossibilità di camminare causa una assoluta dipendenza dagli altri.  Per il paziente affetto da ictus il piede equino è fonte di una continua umiliazione e di una costante sudditanza psicologica.

Esiste una corretta informazione sulla correzione chirurgica del piede equino nell’ictus?

Non esiste una corretta informazione professionale e scientifica. Il paziente viene curato dal neurologo che segue l’evoluzione dell’ictus dalla fase acuta fino agli esiti invalidanti. Il paziente viene poi affidato al Fisiatra e ai centri di Riabilitazione. Il paziente non viene inviato alla consulenza di un chirurgo ortopedico esperto di problemi neurologici. Eppure la chirurgia ortopedica cura le deformità del piede fin dall’origine di questa disciplina.

 

Come si può valutare questa mancanza di adeguata informazione?

Tutti coloro che assistono il paziente affetto da ictus e che tollerano questo stato di cose senza suggerire l’intervento chirurgico correttivo meritano un severo giudizio professionale e personale.

– Non si possono stimare i professionisti che curano questi malati e non si prefiggono lo scopo di correggere una grave deformità che porta ad un reale miglioramento della qualità della vita.

– Non si può approvare una atteggiamento di passiva acquiescenza  della malattia senza uno stimolo intellettuale di conoscenza di ciò che si deve fare in concreto.

– Non si può apprezzare chi rimane confinato in un ristretto ambito lavorativo e rifiuta il lavoro di equipe che è alla base della professione medica attuale e del futuro.

Tutti i professionisti che vario titolo curano i malati di ictus sono tenuti a sapere che:

– rendere perpetua la deformità del piede equino dopo l’ictus causa malformazioni a tutto l’arto inferiore. Basti pensare che il ginocchio subisce la rottura del legamento crociato posteriore. Il ginocchio con la deformità in “recurvato” si piega posteriormente anziché in avanti.

– la correzione del piede equino dopo l’ictus non solo riporta alla normalità l’appoggio della pianta del piede, ma permette l’equilibrio stabile della persona;

– l’intervento correttivo non solo consente la ripresa della deambulazione autonoma ma migliorare la qualità della vita;

– la correzione del piede equino libera il paziente dalla schiavitù della carrozzina e dalla oscena molla di Codivilla.

 

Quali sono le motivazioni scientifiche? E quali quelle professionali?

Non si spiega il motivo per il quali  i professionisti medici e le figure professionali di assistenza sanitaria non prescrivono al malato di piede equino post ictus l’intervento chirurgico correttivo. Sarà necessario approfondire la questione da tutti i punti di vista.

Vi sono delle opinioni pubblicamente espresse dagli addetti?

A seguito della pubblicazione di post sull’importanza di eseguire l’intervento chirurgico correttivo del piede equino, si ricevono risposte emblematiche di seguito elencate e commentate:

Dichiarazione 1 “(INTERVENTO CHIRURGICO SUL PIEDE EQUINO) invece di curare il cervello ??? Solo reinsegnando al cervello come appoggiare correttamente il piede (tallone dita e viceversa) vi  sarà una guarigione definitiva anche il miglior bisturi non sarà mai la giusta soluzione”.

Commento Questo professionista non ha compreso che la massa cerebrale è drasticamente ridotta dopo l’emorragia o dopo l’ischemia. Il cervello è devastato. La persona ignora che l’attività elettrica è definitivamente compromessa. Le cellule nervose cerebrali residue non sono collegate con le cellule nervose che sono nel midollo spinale. Mancano le basi per comprendere che a causa della interruzione dei contatti elettrici, le cellule periferiche scaricano impulsi senza il controllo centrale. Per questo la muscolatura degli arti è paralitica. Per questo la metà del corpo va incontro alle caratteristiche deformità della emiplegia.  Il povero cervello non può essere più istruito perché è andato in necrosi. La muscolatura del piede non potrà mai più essere controllata dal momento che l’attività elettrica è definitivamente compromessa. Solo chi ignora può “reinsegnare” ad “appoggiare correttamente il piede”:  “tallone e dita e viceversa” (che vuole dire? Boh?). Solo una persona che ignora (o che è in malafede) assicura al paziente che vi sarà una “guarigione definitiva” solo con la Riabilitazione. Ma la responsabilità più grave è la negazione di una terapia medica professionale altamente mirata ed efficace nel correggere la deformità del piede: “anche il miglior bisturi non sarà mai la giusta soluzione”. Si nega buona parte della Medicina. In pratica una figura assistenziale sanitaria esclude una terapia studiata e praticata. Ancora prima del giudizio si emette così la condanna di un essere umano. Il potere su di un proprio simile da alla testa. Arroganza che deriva dal mancata preparazione scientifica, deontologica e morale.

Il disegno mostra il cervello umano normale. Si vede che l’impulso elettrico procede dalla corteccia cerebrale, lungo il prolungamento del sistema nervoso, verso la parte distale del corpo.

Il disegno mostra il cervello umano normale. Si vede che l’impulso elettrico procede dalla corteccia cerebrale, lungo il prolungamento del sistema nervoso, verso la parte distale del corpo.

Il disegno mostra il cervello umano colpito da emorragia (o ischemia). I neuroni dell’area corticale interessata muoiono. Non c’è più impulso elettrico lungo il prolungamento del sistema nervoso, verso la parte distale del corpo. Le cellule che sono nel midollo spinale non ricevono stimoli elettrici. Questa è la ragione della paralisi e della spasticità muscolare. La paralisi è la causa del piede equino nel paziente affetto da ictus.

Il disegno mostra il cervello umano colpito da emorragia (o ischemia). I neuroni dell’area corticale interessata muoiono. Non c’è più impulso elettrico lungo il prolungamento del sistema nervoso, verso la parte distale del corpo. Le cellule che sono nel midollo spinale non ricevono stimoli elettrici. Questa è la ragione della paralisi e della spasticità muscolare. La paralisi è la causa del piede equino nel paziente affetto da ictus.

 

Dichiarazione 2 “il giusto schema del passo è solo nascosto in un angolino (DEL CERVELLO DEVASTATO DALL’ICTUS) e solo la giusta fisioterapia lo risveglia poi non servirà più nessuna molla e tantomeno interventi vari a tendini e muscoli”

Commento Questo professionista ignora che l’emorragia e l’ischemia causano la necrosi (la morte) delle cellule cerebrali. La corteccia cerebrale, cioè la parte più evoluta della specie umana,  viene devastata in modo irrimediabile. Non c’è più “nascosto in un angolino” del cervello malato “il giusto schema del passo”.

Le cellule nervose che si trovano al di sotto della emorragia (o ischemia) non vengono più controllate e scaricano incessantemente stimoli ai muscoli degli arti del lato opposto alla emorragia (o ischemia). Le conseguenze della malattia sono pressoché uguali per tutti i pazienti. Per questo il quadro clinico si ripete ed è così caratteristico. Non riconoscere questa malattia è un grave segno di impreparazione e di mancanza di studio.

Rimanere attaccati a “ la giusta fisioterapia lo risveglia (lo schema del passo)” fa capire la ottusa chiusura di una parte di un professionista. Traspare da queste affermazioni la ignoranza della struttura cerebrale, del funzionamento del cervello e del sistema nervoso.

Ma la vera malizia di chi scrive si rivela nella frase: “tantomeno interventi vari a tendini e muscoli”. Si vieta al paziente la soluzione chirurgica in modo arrogante. Il destino del paziente viene così segnato dal professionista che dovrebbe curarlo. Il paziente viene privato della prescrizione appropriata, della consulenza di un medico esperto e dell’intervento necessario per la correzione immediata.

A) La Risonanza mostra il vasto danno causato dall’ictus cerebrale. B) la freccia bianca mostra l’interruzione della comunicazione tra cervello e parte sottostante del sistema nervoso. C) la figura conferma la presenza del danno cerebrale. D) La ricostruzione della Risonanza magnetica mostra l’area danneggiata dall’ictus (freccia rossa) e l’interruzione della comunicazione (freccia bianca).  Questo danno non guarisce e la interruzione non si ripristina.

A) La Risonanza mostra il vasto danno causato dall’ictus cerebrale. B) la freccia bianca mostra l’interruzione della comunicazione tra cervello e parte sottostante del sistema nervoso. C) la figura conferma la presenza del danno cerebrale. D) La ricostruzione della Risonanza magnetica mostra l’area danneggiata dall’ictus (freccia rossa) e l’interruzione della comunicazione (freccia bianca).  Questo danno non guarisce e la interruzione non si ripristina.

 

Dichiarazione 3 “purtroppo il post è rivolto a chi ha avuto un ictus e fatta una fisioterapia rivolta soltanto al muscolo e alla compensazione. Educare il malato a riappropriarsi del corpo percependolo e a considerare gli errori della mente è molto più complesso. Tanti si illudono che basti modificare il piede, anche attraverso interventi chirurgici….dispiace davvero questa ridotta considerazione delle possibilità di recupero dopo ictus, purtroppo la riabilitazione Neurocognitiva che considera fondamentali questi aspetti è ancora troppo poco conosciuta e sottovalutata

Commento Questo professionista considera la disgrazia dell’emorragia cerebrale (o ischemia) non come un danno irreversibile delle cellule cerebrali ma come “errori della mente”. L’approccio al malato è autoritario e punta alla rieducazione della mente. La terapia consiste nel “ Educare il malato a riappropriarsi del corpo percependolo e a considerare gli errori della mente”. Si capisce che se la terapia non funziona e il malato non guarisce è colpa solo sua, perché non reinsegna e non rieduca la mente. Non è la terapia fondata su basi illogiche e irrazionali praticata da persone che non studiano e non si aggiornano. I chirurghi che correggono la deformità del piede, garantiscono un appoggio stabile e la ripresa della deambulazione “si illudono che basti modificare il piede, anche attraverso interventi chirurgici…” . Cioè è una illusione riportare a 90 gradi e con appoggio plantare il piede equino varo e supinato. Ma non è vero. Il piede equino si cura e il paziente riprende a camminare e a salire e scendere le scale.

Questo professionista si lamenta che “purtroppo la riabilitazione Neurocognitiva che considera fondamentali questi aspetti (educare il malato a riappropriarsi del corpo percependolo e a considerare gli errori della mente) è ancora troppo poco conosciuta e sottovalutata.

La riabilitazione Neurocognitiva si basa su  medici che sono andati all’Università negli anni 30 ed hanno esposto le loro intuizioni e le loro  idee negli anni 60. Essi sono: Bobath, Wojta e Perfetti. Queste opinioni non sono state mai suffragate da prove scientifiche  e nonostante questa carenza hanno diffuso l’opinine che il cervello che ha subito l’ictus può “riparare” oppure “ripristinare” le proprie funzioni mediante un meccanismo di “neuroplasticità”. Sono stati creati professionisti che cercano di “rieducare” il cervello e credono di riportare il movimento nei muscoli paralizzati con la riabilitazione.

Questi professionisti ignorano che dagli anni 60 la scienza ha compiuto studi importantissimi ed è giunta a conclusioni di fondamentale importanza nello studio del cervello danneggiato quali le pubblicazioni di Rodolfo Llinas (1998). Da allora tutti gli studi compiuti negli ultimi anni mettono in dubbio l’esistenza della neuroplasticità. Il quadro clinico di paralisi flaccida e di spasticità è dovuto alla incessante attività del midollo spinale. I neuroni spinali che innervano la muscolatura motoria non sono inibiti dalle cellule della corteccia cerebrale: la deformità degli arti deriva dalla cessata attività cerebrale. Non bastasse questo è stato compreso che l’attività dell’emisfero cerebrale indenne contribuisce alla sovra eccitazione dei neuroni midollari periferici, contribuendo alla deformità degli arti tipica dell’ictus.

 

Lo schema mostra che l’origine del movimento muscolare normale e coordinato nasce dalla cellula nervosa collocata nella corteccia cerebrale. L’impulso elettrico si trasmette al 2° motoneurone collocato nel midollo spinale. L’impulso elettrico arriva alla placca neuro muscolare che contrae il muscolo. L’azione coordinata dei muscoli agonisti ed antagonisti permette i normali movimenti degli arti.

Lo schema mostra che l’origine del movimento muscolare normale e coordinato nasce dalla cellula nervosa collocata nella corteccia cerebrale. L’impulso elettrico si trasmette al 2° motoneurone collocato nel midollo spinale. L’impulso elettrico arriva alla placca neuro muscolare che contrae il muscolo. L’azione coordinata dei muscoli agonisti ed antagonisti permette i normali movimenti degli arti.

 

 

Lo schema mostra che a seguito dell’ictus cerebrale si interrompe la comunicazione con il neurone collocato nel midollo spinale. Il motoneurone periferico privo di controllo scarica impulsi non coordinati ai muscoli degli arti (paralisi flaccida e paralisi spastica). Dal disordine degli impulsi elettrici midollari deriva la deformità degli arti tipica dell’ictus.

Lo schema mostra che a seguito dell’ictus cerebrale si interrompe la comunicazione con il neurone collocato nel midollo spinale. Il motoneurone periferico privo di controllo scarica impulsi non coordinati ai muscoli degli arti (paralisi flaccida e paralisi spastica). Dal disordine degli impulsi elettrici midollari deriva la deformità degli arti tipica dell’ictus.

 

Questa paziente ha subito la paralisi post ictus da sei anni. Quanto tempo deve attendere i risultati  della neurocognitiva, della neuroplasticità, del metodo Perfetti, del metodo Bobath, del metodo Wojta, della neurofacilitazione ecc. ecc.? Almeno con l’intervento appoggia per bene il piede al suolo e toglie le stampelle. Poi proseguirà con la Riabilitazione!

Questa paziente ha subito la paralisi post ictus da sei anni. Quanto tempo deve attendere i risultati  della neurocognitiva, della neuroplasticità, del metodo Perfetti, del metodo Bobath, del metodo Wojta, della neurofacilitazione ecc. ecc.? Almeno con l’intervento appoggia per bene il piede al suolo e toglie le stampelle. Poi proseguirà con la Riabilitazione!

 

Quale è il ruolo dell’intervento chirurgico correttivo?

L’intervento chirurgico elimina la deformazione in equino del piede in maniera diretta e permanente. Il paziente appoggia la pianta del piede e acquista una maggiore stabilità.  La deambulazione riprende così come la salita e la discesa delle scale. L’autonomia del paziente si incrementa, migliora l’umore del paziente e aumenta la voglia di vivere.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.