I nostri arti inferiori sono parti del corpo estremamente delicate che svolgono una funzione altrettanto delicata: ci permettono di camminare. Non solo, piedi e gambe consentono anche di svolgere un’attività tanto gratificante quanto benefica: lo sport.
Poco importa che tu sia o meno uno sportivo/a, immagina per un secondo se non potessi più muoverti con le tue gambe: come ti sentiresti? La salute e il benessere di una persona non dipendono solo da fattori strettamente clinici, ma anche da fattori psicologici. E’ innegabile che il non poter camminare o il poterlo fare con grosse difficoltà sia una condizione altamente debilitante per chiunque. Seppur da un punto di vista clinico la limitazione della libertà di movimento non mette a repentaglio la vita umana, dal punto di vista psicologico può invece avere effetti nefasti sull’intera vita del paziente.

Non sottovalutare le patologie ortopediche.

Patologie come artrosi della caviglia, lesione dei legamenti della cavigliapiede equino, alluce valgo, neuroma di Morton oltre ad avere in comune il dolore provato dal paziente, limitano di molto la sua libertà di movimento e quindi la sua autonomia.
Da tempo lavoro come chirurgo ortopedico a Roma e durante la mia attività ho avuto modo di analizzare parecchi casi, molti dei quali avevano in comune un fattore non di poco conto: la diagnosi e la successiva terapia avvenivano quando la patologia aveva già superato lo stadio intermedio. In altre parole, nella branca della chirurgia ortopedica, le diagnosi precoci hanno ancora una bassa percentuale.

Parliamo un po’ del tendine d’Achille.

Ciò è probabilmente dovuto ad una poca consapevolezza delle persone riguardo possibili patologie che possono colpire gli arti inferiori. Alcuni scambiano determinati sintomi per dei semplici acciacchi, altri, invece, tendono a pensare che, non essendo e non essendoci organi vitali in gambe, piedi e caviglie, sottovalutano i sintomi clinici di questi distretti.

In questo articolo parleremo di una parte del nostro corpo indicata con il nome di un grande guerriero della mitologia greca, ovvero il tendine di Achille.

Se per esempio ti chiedessi di indicarmi dove è situato il tendine d’Achille, sapresti farlo?

In questo articolo, oltre a vedere insieme cos’è e dove è posizionato il tendine d’Achille, vedremo anche i possibili disturbi che possono colpirlo. Non perderti i paragrafi successivi.

Tendine d’Achille: dov’è? Qual è la sua funzione?

Senza usare termini  troppo complessi, il tendine d’Achille è posizionato sulla parte posteriore-inferiore del tuo polpaccio. Prova a toccare la parte posteriore del tuo calcagno, noterai un grande tendine piuttosto spesso che continua fino all’inizio del muscolo del tuo polpaccio. Quello che hai appena toccato è proprio il tuo tendine d’Achille e come avrai notato dalle sue dimensioni, è da considerarsi tendine più lungo e più voluminoso del nostro corpo. Ha uno spessore di circa 5-6 millimetri e può arrivare fino 15 cm di lunghezza.
Il tendine d’Achille, data la sua costituzione e la sua posizione, permette di eseguire la flessione plantare della caviglia. La muscolatura  del polpaccio  conferisce la forza alla fase di spinta della deambulazione. Permette di rimanere a lungo in posizione eretta in modo stabile. E’ una muscolatura tanto robusta che ci permette anche di stare in equilibrio in “punta di piedi”.
Questo tendine, inoltre, è di fondamentale importanza per ogni sportivo: grazie ad esso è possibile avere una costante riserva di energia elastica da liberare durante il salto o la corsa.

Il tendine d’Achille e le sue funzioni.

Come abbiamo appena visto, al di là del fatto di praticare o meno dello sport, il tendine d’Achille è assai importante: senza di esso, ad esempio, non potresti nemmeno stare in punta di piedi per cambiare una lampadina o prendere un oggetto da un alto scaffale.
Secondo l’antica mitologia greca, fu proprio questa parte del corpo ad essere stato il punto debole del valoroso guerriero Achille. Al fine di proteggerlo in battaglia, sempre secondo la leggenda, la madre lo immerse nella acque sacre del fiume Stige, tenendolo proprio per la parte inferiore del polpaccio. Successivamente, Achille morì perché fu colpito da un dardo avvelenato proprio in quella zona, l’unica vulnerabile.

Tendine d’Achille e la tendinite.

Miti e leggende a parte, di per sé il tendine d’Achille è piuttosto forte e resistente, ma come tutte le parti del nostro corpo può essere soggetto a patologie o disturbi. Tra questi troviamo la tendinite e, nei casi più gravi anche lo rottura del tendine stesso.

Tra le cause che possono far insorgere la tendinite del tendine d’Achille vi sono la mancanza di  stretching prima o dopo una sessione di allenamento, l’aumento dei carichi o l’aumento del tempo di allenamento. Anche l’utilizzo di calzature non idonee può contribuire ad infiammarlo considerevolmente.

Tendinite del tendine d’Achille: come si cura?

Il tendine d’Achille è davvero resistente, pensa che quello di un adulto è teoricamente in grado di reggere fino a 300 chili di peso.
Infatti, a livello statistico, è molto difficile arrivare alla così detta “rottura” del tendine, per questo si parla molto spesso di infiammazione.
Fortunatamente, queste ultime sono relativamente semplici da curare mediante le così dette “terapie conservative”.
Molto spesso è sufficiente del riposo ed essere seguiti ambulatorialmente dal chirurgo ortopedico, il quale si limita solo supervisionare la guarigione del paziente affetto da tendinite del tendine d’Achille.
Invece, nei casi meno comuni in cui si arriva alla sua netta rottura, l’unica soluzione efficace resta l’intervento chirurgico.

La rottura del tendine d’Achille.

I nostri tendini funzionano più o meno come degli elastici: una volta superato il coefficiente massimo di elasticità questi si rompono. Quando il tendine d’Achille si rompe l’unico modo per curarlo è la ricostruzione chirurgica. Va sottolineato un elemento importante: molto di rado la rottura del tendine d’Achille viene preceduta da situazioni croniche di dolore o di infiammazione. Nella maggioranza dei casi avviene nel benessere e nell’assenza di sintomi precedenti, per questo motivo si definisce rottura acuta del tendine d’Achille.

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La foto mostra la rottura del tendine d’Achille

Molto spesso dopo un infortunio acuto al tendine d’Achille proprio viene eseguita una Risonanza Magnetica. Il Radiologo allora descrive un vaso ematoma dovuto al versamento ematico successivo al trauma e descrive pure “alcune fibre che collegano le estremità della grave rottura”.  Il Radiologo viene indotto in errore e descrive erroneamente una “rottura parziale”, ma ciò è molto improbabile. Ciò che si vede nella maggioranza dei casi e che induce il radiologo in errore è il piccolo tendine plantare gracile che decorre accanto al tendine d’Achille.

Solo la visita specialistica può stabilire che il tendine d’Achille sia definitivamente rotto. La Risonanza non c’entra nulla e non può diagnosticare.

Per concludere, nonostante questo tendine possa sopportare lo stesso peso di un cavo d’acciaio, non è indistruttibile.

Le tendiniti del tendine d’Achille

Sport come calcio, basket e pallavolo sottopongono il tendine d’Achille a sforzi intensi: se hai notato l’insorgenza di dolore dopo l’esercizio fisico e la danza devi prestare attenzione. Se il dolore persiste e non diminuisce a distanza di giorni devi recarti a visita specialistica ove verrà esaminata la condizione clinica e verranno prescritti gli accertamenti del caso: ecografia, Rxgrafia e Risonanza Magnetica nei casi più gravi.

Soprattutto sospendi in via precauzionale l’attività sportiva. Il tendine d’Achille può subire una infiammazione acuta (tendinite). Nei casi in cui l’andamento del dolore va avanti a fasi alterne che durano per settimane o mesi e il tendine si mostra ispessito e meno elastico si può essere instaurata una tendinosi. Quando la condizione di tendinosi perdura per troppo tempo all’interno del tendine si può formare una formazione cistica (nodulo tendinosico). Occore allora essere molto cauti perché in questi casi aumenta la probabilità di subire la rottura del tendine d’Achille.

Prenota subito una vista dal chirurgo ortopedico, solo così potrai ottenere una diagnosi accurata e attendibile. Prevenire è sempre meglio che curare e questo vale anche per i disturbi o patologie che possono colpire muscoli e tendini.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.