L’artrosi della caviglia consiste in dolore persistente, gonfiore della articolazione e blocco del movimento articolare. Ne deriva una difficoltà della deambulazione. Non si possono affrontare terreni sconnessi e salire escendere le scale.

Il dolore persistente alla caviglia, con conseguente limitazione dei movimenti e difficoltà a camminare può dipendere da una forma degenerativa artrosica, spesso non ben valutata dal giusto specialista. Il Reumatologo è più propenso ad utilizzare  la terapia medica per curare i disturbi dovuti al reumatismo. In questo modo l’intervento chirurgico, che potrebbe essere risolutivo precocemente, viene ritardato.

L’artrosi, in generale, è una malattia degenerativa che colpisce le articolazioni, molto diffusa nella popolazione, specialmente in chi ha superato i 60 anni di età.

La caviglia è un’articolazione che può subire condizioni artrosiche degenerative con conseguenze che potrebbero dimostrarsi molto fastidiose e invalidanti. Nei casi avanzati, il dolore e la limitazione funzionale possono provocare importanti limitazioni.

Quando parliamo di queste tipologie di pazienti pensiamo tipicamente ad un paziente anziano, che è andato incontro, a causa del consumo dell’articolazione, anche a una possibile artrosi di anca e ginocchio. L’artrosi deformante e degenerativa dipende dalla degenerazione della cartilagine.

La cartilagine è un tessuto trasparente, vitreo, trasparente ai RX, alla TAC e alla Risonanza. La cartilagine è abbastanza robusta da sopportare il peso del corpo, purchè sia proporzionato, ma è molto delicata. Quando viene trattata con cura e con delicatezza può durare 100 anni. La malattia reumatica dell’organismo fa assorbire la cartilagine. Un trauma violento è sufficiente per rompere la cartilagine come una lastra di cristallo.

L’artrosi di caviglia rientra nelle malattie reumatiche

Occorre precisare che l’artrosi fa parte del capitolo delle malattie reumatiche. I quadri di reumatismo articolare si suddividono in due settori:

  1. Reumatismi che insorgono spontaneamente nell’organismo (malattie primitive idiopatiche). Sotto l’influenza di svariati fattori (genetici, familiari, metabolici ecc ecc.) la cartilagine va incontro spontaneamente alla degenerazione e diventa meno spessa. Le ossa non vengono più separate dal rivestimento cartilagineo e finiscono con il venire a contatto. L’attrito è la causa della infiammazione e della formazione di versamento del liquido sinoviale. L’attrito è molto doloroso e porta al blocco della articolazione. La degenerazione articolare affligge molto più comunemente l’età adulta ed anziana. L’artrosi degenerativa è il quadro più diffuso. In alcuni casi può colpire soggetti giovani e raramente possono verificarsi casi pediatrici.
  2. Reumatismo post traumatico (artrosi post-traumatica). Sono i casi clinici di più comune osservazione. Nel caso della caviglia l’artrosi post-traumatica si verifica quando l’articolazione viene coinvolta in un violento trauma. Accade che lo strato cartilagineo che riveste le ossa, simile al cristallo, si spezza. La cartilagine si riassorbe molto rapidamente nei mesi successivi al trauma. Anche quando il pilone tibiale, i due malleoli e anche il terzo malleolo (posteriore) vengono rimessi a posto e fissati con placche e viti si può sviluppare l’artrosi della caviglia. L’operazione di placche e viti non c’entra perchè il danno cartilagineo si è verificato al momento del trauma. Le ossa non vengono più separate dal rivestimento cartilagineo e finiscono con il venire a contatto. L’attrito è la causa della infiammazione e della formazione di versamento del liquido sinoviale. L’attrito è molto doloroso e porta al blocco della articolazione.

protesi di caviglia in caso di artrosi

Il disegno rappresenta la cartilagine normale. Le cellule sono immerse in un gel molto consistente, elastico e robusto

protesi di caviglia in caso di artrosi

Il disegno rappresenta la degenerazione artrosica

I trattamenti per l’artrosi di caviglia

I farmaci anti infiammatori e analgesici sono efficaci sul gonfiore e sul dolore articolare, ma hanno un’azione negativa su fegato, stomaco, reni, cuore, midollo osseo ecc. ecc.

Si tratta di un consumo articolare, consumo che riguarda principalmente la cartilagine che ricopre la superficie delle articolazioni. La cartilagine non viene sostituita, si riassorbe e scompare lasciando scoperto le due ossa dell’articolazione. La tibia e l’astragalo.

  • Trapianto di cellule cartilaginee Il laboratorio può provare a ricostruire la cartilagine, ma in realtà riesce solo a coltivare un solo strato di cellule cartilaginee. Il laboratorio non è in grado di ricostruire il robusto supporto organico (matrice) nel quale le cellule cartilaginee sono immerse e vivono e che è spesso quasi 10 millimetri. Adagiate sull’articolazione, come foglie di albero su di un viale, le cellule vengono portate via dai movimenti articolari.
  • Le infiltrazioni di cortisone, che andavano di moda negli anni ’80 sono state quasi abbandonate.
  • Le infiltrazioni di acido jaluronico sono un palliativo che ha una efficacia limitata.
  • Le infiltrazioni di derivati piastrinici (PRP) non sono in grado di ricostruire la matrice (il robusto supporto organico) nel quale le cellule cartilaginee sono immerse e vivono e che è spesso quasi 10 millimetri. Dopo pochi passi, sotto l’azione del peso corporeo viene tutto riassorbito.
  • Le infiltrazioni di cellule staminali prelevate dal grasso addominale non sono in grado di ricostruire la matrice (il robusto supporto organico) nel quale le cellule cartilaginee sono immerse e vivono e che è spesso quasi 10 millimetri. Dopo pochi passi viene tutto schiacciato sotto l’azione del peso corporeo.

Fino a pochi decenni fa, chi era vittima di queste condizioni era costretto a conviverci, riducendo il carico sulla caviglia dolente (zoppicando), e dovendo rinunciare a tutte quelle attività come lo sport o alcuni mestieri e alcune impegnative professioni. Al giorno d’oggi tutto questo può essere risolto, poiché, salvo controindicazioni, ricorrendo ad una protesi è possibile riacquistare la capacità funzionale dell’articolazione e ritornare a una buona qualità di vita.

Sintomi artrosi alla caviglia

La mancanza della cartilagine articolare crea un aumento dell’attrito fra le superfici articolari, dando luogo ai classici sintomi che caratterizzano l’artrosi quali dolore, limitazione del movimento, rigidità e tumefazione, deformità. La natura degenerativa dell’artrosi non consente la remissione della malattia senza un trattamento adeguato. Se non trattata, l’artrosi proseguirà nel suo processo degenerativo, con la possibilità di un aggravamento dei sintomi e della deformità.

protesi di caviglia in caso di artrosi

Radiografia a confronto. Nella caviglia con artrosi non si vede l’articolazione

Protesi alla caviglia

La chirurgia per questi pazienti che soffrono di dolore, grave limitazione funzionale e deformità rimane spesso l’unica opzione plausibile. La protesi di caviglia viene oggigiorno riconosciuta, a livello scientifico internazionale, come la miglior scelta per il trattamento dell’artrosi di caviglia. Preservare il movimento diventa fondamentale, non solo per una fase più dinamica e naturale del passo, ma anche per non sovraccaricare le articolazioni vicine come la sottoastragalica o il ginocchio.

L’intervento di protesi della caviglia consiste nel rimuovere le parti artrosiche della tibia e dell’astragalo. Le ossa vengono rivestite da componenti metalliche appositamente studiate e della misura esatta. Tra le due componenti metalliche viene inserito un disco di plastica molto resistente alla compressione e alla usura (polietiene ad elevato peso molecolare). Il polietilene impedisce che le due parti metalliche si tocchino  e possano scivolare senza attrito. L’impianto delle componenti è la protesi di caviglia che serve a recuperare il movimento e ad eliminare il dolore.

Le protesi più moderne sono costituite da tre componenti che sono 1) il piatto metallico che viene impiantato sulla tibia; 2) il rivestimento metallico sopra l’astragalo (osso del piede che si articola con la tibia); 3) il disco in polietilene lasciato libero di accompagnare lo spostamento delle due componenti metalliche (POLIETILENE MOBILE).

Un modello di protesi alternativo prevede due componenti  1) il piatto metallico che viene impiantato sulla tibia all’interno del quale si trova alloggiato il polietilene; 2) il rivestimento metallico sopra l’astragalo (POLIETILENE FISSO).

Il decorso post-operatorio 

Fin dai primi giorni, con la supervisione del medico, il paziente potrà mettersi in piedi e iniziare i primi passi con l’aiuto di due stampelle. Dopo circa 5 giorni dall’intervento, il paziente sarà dimesso e seguendo un programma di riabilitazione valido.

Il primo mese viene dedicato alla mobilizzazione passiva della caviglia operata e alla rieducazione della deambulazione. Occorre ottenere precocemente la riduzione del gonfiore e del dolore (reperto normale dovuto al liquido accumulato e alle lesioni subite dai tessuti durante l’operazione).

Il secondo mese viene dedicato alla fisioterapia e agli esercizi in piscina allo scopo di recuperare il trofismo muscolare, la propriocezione e la funzionalità dell’arto. Si può iniziare a condurre l’automobile.

Il terzo mese si può tornare al lavoro. I controlli clinici e Rxgrafici si fanno ogni mese. Poi ogni sei mesi e successivamente ogni anno.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.

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