La paralisi della caviglia e del piede causano una grave invalidità. Il dottor Andrea Scala effettua un accurato esame clinico in questi pazienti. Gli esami strumentali (RMN, TAC, Elettromiografia) contribuiscono a chiarire l’entità della paralisi. In molti casi vi sono buone possibilità di rimettere il piede e la caviglia in posizione corretta e di permettere una deambulazione adeguata.

Queste operazioni possono aiutare i pazienti a trovare sollievo e a riprendere, per quanto possibile, le proprie attività quotidiane.

La paralisi è conseguente ad un danno neurologico con ripercussioni che, in base alla lesione subita, si possono notare sugli arti inferiori di una persona che, nei casi più gravi, sono talmente compromesse da impedirne i movimenti.

Si parla allora di piede paralitico quando i movimenti sono talmente alterati che il piede non riesce più a sorreggere correttamente il peso del corpo. Il piede si presenta generalmente in equino-varo-supinato.

In molti casi quando le condizioni di salute lo permettono, l’operazione può essere la soluzione decisiva in grado di migliorare la qualità della vita del paziente affetto da piede paralitico.

L’INTERVENTO MIGLIORA LA PARALISI?

L’operazione chirurgica è l’unica soluzione efficace che, ad oggi, in base alla gravità della situazione ed al quadro clinico generale, può aiutare il paziente a ritrovare stabilità e mobilità nei movimenti. Subito dopo un’eventuale paralisi da emorragia cerebrale, oppure dopo un grave attacco di sciatica ed ernia del disco, oppure dopo un intervento di neurochirurgia oppure in caso di un altro disturbo neurologico occorre riflettere sulla eventualità di eseguire un intervento chirurgico. Quando si vede che la fisioterapia non ottiene risultati apprezzabili è consigliabile effettuare un intervento al più presto,. Questo si consiglia in modo da permettere al paziente di riabituarsi il prima possibile all’appoggio del piede e ad una corretta deambulazione.

Attualmente le tecniche per la cura del paralisi del piede sono sempre più innovative e il dottor Andrea Scala è uno dei medici più all’avanguardia rispetto a queste pratiche tant’è che i risultati che è in grado di ottenere sono molto postivi.

Per farvi capire quanto oggi un’operazione di questo tipo possa essere utile, anche a livello emotivo, vi vogliamo raccontare i progressi effettuati da una paziente del dottor Scala. Si tratta di un uomo  colpito da un’emorragia cerebrale il cui cervello non era più in grado di ricevere stimoli giusti per far ripartire i movimenti. A causa dell’emorragia, l’uomo ha sofferto di emiplegia, ovvero le cellule che sono morte non sono state più in grado di mandare gli impulsi elettrici ai nervi periferici e ai muscoli alla parte sinistra del corpo. Il paziente, dunque, non riuscendo più a stare in piedi, non poteva muoversi se non sulla sedia a rotelle né svolgere nuovamente la sua vita quotidiana senza dipendere dagli altri. Dopo l’intervento chirurgico, invece, oggi la pianta del piede appoggia nuovamente suolo e il paziente ha messo da parte la sedia a rotelle ed è in grado di deambulare da solo, con l’uso di un bastone. È tornato a svolgere, senza aiuti, le attività semplici più comuni, ed ora è in grado di uscire di casa da solo per prendere un caffè con gli amici. Passo dopo passo, l’operazione gli ha permesso di raggiungere ogni giorno piccole conquiste e ritrovare il sorriso perso e la gioia dei movimenti.

Perché questo racconto? Perché dimostra come l’operazione per la paralisi del piede possa portare a dei risultati tangibili e concreti. Ovviamente non riporterà il paziente a rivivere la stessa vita di prima, ma potrebbe aiutarlo a riprendere alcune funzionalità in modo autonomo. In questo caso il condizionale è d’obbligo perché ogni caso, in base allo stato di salute generale e alle parti coinvolte, va valutato personalmente dal medico e da altri professionisti. Questo però è stato un caso di grande soddisfazione per il dottor Scala che ha seguito la paziente e gioito con lui e con la sua famiglia per i grandi risultati raggiunti.

INTERVENTO PIEDE PARALITICO: COME SI SVOLGE?

Solo dopo una visita accurata e lo studio del quadro clinico complessivo, lo specialista può consigliare l’operazione. Quando un paziente soffre di paralisi del piede, a prendere le decisioni in questo caso non è solo il chirurgo ortopedico ma un’intera equipe di specialisti composta da neurologo, fisiatra, fisioterapista, podologo e chirurgo. In particolare, lo specialista neurologo indaga sulla natura della malattia e ricerca la più opportuna terapia medica; mentre fisiatra e fisioterapista valutano insieme le riserve funzionali e di mobilità del piede e della caviglia per  mantenerle integre con la mobilizzazione e l’uso di mezzi fisici. Al podologo, poi, è affidato lo studio di correzione con ortesi delle deformità e delle deviazioni, oltre la tutela delle ipercheratosi e delle salienze scheletriche che causano sofferenza la paziente. Mentre il chirurgo, infine, ha il compito di studiare la correzione scheletrica e strutturale del piede paralitico per apportare un beneficio sensibile ed apprezzabile. L’equipe stabilisce un tempo massimo di tre- sei mesi per vedere dei risultati concreti: quando con i trattamenti conservativi non si ottengono risultati positivi si ricorre all’intervento.

Lo scopo principale dell’intervento chirurgico è di ottenere un valido appoggio plantare e riprendere la deambulazione. L’intervento si esegue per restituire al piede stabilità e mobilità aiutando il paziente a riprendere i movimenti quotidiani più semplici e riguadagnare l’autonomia persa a causa della paralisi della caviglia e del piede. Dopo l’intervento il paziente torna alla fisioterapia e ogni specialista di supporto deve mettere in campo le proprie competenze dopo l’operazione, per mantenere la correzione ottenuta

Piede paralitico, curarlo per stare meglio: perché fare l’operazione

La paralisi del piede e della caviglia è dovuta all’assenza di adeguati stimoli elettrici e alla mancanza di alcuni riflessi. La paralisi è associata ad un’invalidità dell’arto, più o meno importante, che si ripercuote nei movimenti. Mancanza di stabilità, di forza, difficoltà di appoggiare la pianta del piede al suolo sono solo alcune delle conseguenze provocate da queste malattie neurologiche che limitano movimenti ed attività. I quadri clinici che si presentano alla osservazione sono diversi e variano in base a quale sede del sistema nervoso è stata coinvolta, oltre che dai gruppi muscolari colpiti dalla malattia.

Caso per caso, paziente per paziente, occorre dunque sempre considerare diversi parametri tra cui quanto la lesione si sia estesa, quali zone del piede abbia coinvolto e quali conseguenza abbia comportato. Di certo l’operazione può aiutare alcuni pazienti a ritrovare alcuni movimenti basilari, oltre ad parte di autonomia che, a causa della malattia, si è persa. Per questo, se lo stato di salute generale lo consente e l’equipe medica dà il via libera, l’operazione per curare il piede paralitico è una grande opportunità da prendere in considerazione. Togliere la sedia a rotelle e liberarsi dalla schiavitù della molla di Codivilla è un risultato molto importante. Ovviamente chi affronta questo intervento non deve aspettarsi di riprendere la vita che aveva prima della malattia, ma di certo la conquista di poter affrontare alcune piccole sfide quotidiane in autonomia darà moltissime soddisfazioni. Una bella prospettiva per chi non ha voglia di arrendersi, riconquistare il movimento e il sorriso.

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Dott. Andrea Scala

Specialista del piede e della caviglia
Specialista in Medicina dello Sport
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