Dalla paralisi alla vita dopo un emorragia cerebrale

La signora che si vede nel film è stata colpita da emorragia cerebrale, il cervello è stato danneggiato dall’emorragia cerebrale e le cellule che sono morte non mandano più impulsi elettrici ai nervi periferici e ai muscoli della metà sinistra del corpo. Questa situazione si chiama emiplegia. Alcuni muscoli degli arti superiori sono paralizzati, i muscoli che non sono paralizzati risultano iperattivi e sono spastici. Si vede che la mano è completamente flessa ad artiglio, anche il gomito è flesso.
La paziente viene sorretta perché non riesce a stare in piedi, l’anca e il ginocchio sono flessi, l’arto sinistro sembra accorciato, il piede tocca a fatica il suolo.
Come risultato della paralisi si vede che il piede è girato verso l’interno, la punta del piede va verso il basso, la pianta del piede non appoggia al suolo e la paziente appoggia il bordo laterale del piede. In questo modo il piede è assolutamente instabile, si storce ad ogni passo e non garantisce nessuna stabilità.

La paziente, sopravvissuta all’emorragia cerebrale, è vigile, cosciente, ed è in possesso di tutti i propri sentimenti. Dopo aver corso il rischio di morire è tornata alla vita, ma questa giovane signora dipende dagli altri per ogni suo minimo bisogno, è schiava della scarpa ortopedica, del plantare e del tutore del ginocchio. Non può camminare da sola, non può andare al bagno, né prendere un bicchiere d’acqua da sola, perfino per essere posta sulla sedia a rotelle dipende dall’aiuto di qualcuno.
La fisioterapia in questa situazione non può fare nulla, la tossina botulinica può diminuire la tensione dei muscoli spastici ma dopo un mese l’effetto sparisce. L’unica soluzione è l’intervento chirurgico.

Dopo l’intervento chirurgico la signora colpita da emorragia cerebrale deambula da sola con l’uso di un bastone senza alcun aiuto e non va più sulla sedia a rotelle. L’anca è distesa e il ginocchio non è più flesso. L’arto inferiore sinistro malato non è rattrappito ed è ora lungo come quello sano. La pianta del piede appoggia al suolo e la punta del piede non va più verso il basso.

La signora esce di casa per fare la spesa e recarsi dalle sue amiche.

Il trucco poteva essere una scarpa ortopedica con il rialzo oppure all’interno della scarpa ci poteva essere un plantare, un’ortesi, o la famigerata “molla di Codivilla”, niente di tutto questo. La paziente si è liberata dalla schiavitù, ora la pianta del piede appoggia correttamente al suolo, il piede non è cadente e la punta del piede non urta più contro il suolo mettendo la paziente nel rischio di inciampare ad ogni passo e ad ogni minimo ostacolo.

Certamente la signora non è tornata alla sua vita precedente all’emorragia cerebrale ma ha riconquistato la sua autonomia. Ora ha una autosufficienza che le ha restituito la sua dignità nella famiglia e nella vita. L’intervento ha liberato la paziente da un’inesaurabile condanna ad una vita di paralitica, invalida, assolutamente dipendente ed obbligata ad un’assistenza costante ed assidua da parte della famiglia e degli estranei.