Cos’è la protesi della caviglia

Non si sente molto spesso parlare di protesi della caviglia, è un concetto che non è ancora entrato nell’immaginario comune come invece è accaduto, ad esempio, per la protesi dell’anca o del ginocchio, ma il concetto è lo stesso: la chirurgia fa passi in avanti nel combattere il disagio, il dolore, i problemi derivanti dalle patologias invalidanti.
La caviglia è un punto nevralgico del corpo umano, è lì che si scarica tutto il peso del corpo mentre si cammina, per non parlare delle attività sportive o artistiche. Con una caviglia malmessa diventa difficile eseguire anche i compiti apparentemente più semplici.

Quando è necessaria una operazione di protesi alla caviglia?

Sono tante le occasioni che possono comportare un malfunzionamento della caviglia e costituire un caso in cui è necessario un intervento chirurgico: incidenti, fratture, artrosi molto avanzata.
Sono più di quanto ci si possa immaginare, sono singoli casi, umani, in cui la prospettiva di tornare a camminare diventa un miraggio per il quale si è disposti a fare qualsiasi cosa.

Mario: un paziente del dott. Scala con una storia da raccontare

C’è Mario per esempio, 68 anni, che tre anni fa, in seguito ad una frattura al pérone ingessata male che gli aveva provocato un accorciamento dello stesso di ben 4 millimetri, si è ritrovato con la cartilagine dell’articolazione della caviglia completamente consumata, e con dei dolori che non gli permettevano neanche più di scendere le scale della sua casa a due piani.
La visita con il dott. Scala aveva evidenziato una situazione critica: o l’operazione o una condanna al dolore ed alla difficoltà di camminare per il resto della vita. Chiaramente a questa seconda prospettiva Mario non voleva arrendersi, e nonostante le mille difficoltà che sembravano interporsi tra lui e l’operazione, alle nostre domande risponde evidenziando come l’impegno del dott. Scala sia stato così assiduo e totale, che nell’arco di pochi mesi tutte le difficoltà sono state superate e la sua operazione è andata a buon fine.

Un legame che va oltre al rapporto medico/paziente

Ci tiene molto Mario a sottolineare che lui consiglierebbe proprio il dott. Scala, e non un qualsiasi altro chirurgo, a chi si dovesse trovare in una situazione simile alla sua, o in una qualsiasi altra situazione che richiedesse di operarsi di protesi alla caviglia.
Le sue osservazioni sul dott. Scala sotto il profilo medico e sotto il profilo umano sono notevolmente positive, e senza neanche aspettare che gli siano poste delle domande specifiche.
Ogni tanto durante la nostra chiacchierata esordisce dicendo: «sà, una cosa gliela devo proprio dire…», e mi racconta qualche gesto umano che il dott. Scala ha fatto per portare a buon esito la sua operazione, gesti che non era affatto tenuto a fare se si fosse limitato al suo ruolo di medico e di specialista, ma che vanno molto al di là della bravura professionale.
Oggi, ci dice, a distanza di tre anni dall’impianto della protesi, il dolore è del tutto sparito, non ha più nessun problema a camminare, anzi può camminare per ore ed ore non rinunciando alla sua passione di fare lunghe passeggiate nei boschi.
L’unica domanda che non abbiamo posto a Mario è stata come sarebbe andata la sua vita se non avesse fatto l’operazione, e non l’abbiamo fatto per non interrompere la bella atmosfera che si era creata attorno alla rievocazione di un periodo che poteva essere vissuto in modo drammatico e che invece si è trasformato in un successo. Ma non c’è bisogno che ce lo racconti il paziente, è presto detto: non avrebbe potuto più camminare autonomamente a meno di non ricorrere costantemente ad antidolorifici ed antinfiammatori che non avrebbero curato il problema ma solo placato il sintomo: sarebbe stato condannato alla sofferenza e alla deambulazione con stampelle se non a condizionamenti più gravi.
Invece ora Mario vive la sua vita liberamente.
E potrà viverla senza più pensieri, poiché la protesi alla caviglia, se inserita con i dovuti criteri, dura per sempre.

Ci sono delle restrizioni alla possibilità di intervento?

Quali sono dunque questi criteri? Cosa rende una caviglia malconcia operabile?
Praticamente non ci sono limiti all’operabilità dei casi. Le condizioni per potersi sottoporre all’intervento sono minime, e tutte le controindicazioni possono essere superate al massimo con interventi correttivi preventivi.
Basta avere una buona ossatura sulla quale impiantare la protesi ed un corretto allineamento delle ossa della caviglia con quelle della gamba. Ma anche queste cose, eventualmente sono correggibili, un buon medico non si ferma davanti a niente per la guarigione del suo paziente.
L’operazione è alla portata di tutti.
Per approfondire eventuali dubbi in proposito vi rimandiamo al sito del dott. Scala. Qui a noi preme soprattutto evidenziare l’aspetto umano, la speranza di vittoria contro il dolore che questo tipo di operazione può dare a tutti i pazienti coinvolti con queste problematiche, ci preme diffondere la notizia che esiste la possibilità di curare una patologia che provoca molto dolore e molti disagi: pensate che il medico curante del nostro caso esemplare, il sopra citato Mario, non sapeva neanche dell’esistenza della possibilità di inserimento di protesi alla caviglia.

L’informazione che manca ai medici generici

Troppo spesso esiste un gap di informazione tra le innovazioni tecniche, l’esistenza dei medici in grado di usarle con successo, ed il tessuto dei pazienti che entra in contatto con la medicina ufficiale solo attraverso i medici di base. Invece è necessario che queste notizie si diffondano rapidamente e nei giusti canali.
È necessario che la gente sappia che i problemi alle articolazioni della caviglia possono avere una risoluzione definitiva.
È necessario che i pazienti siano informati che non è necessario che rinuncino ad una vita piena, e che non è necessario che si lancino in imprese dall’esito dubbio: l’operazione di impianto di protesi alla caviglia è sicura. (Se non altro quando è eseguita dal dott. Scala…)

Una speranza per tutti

Che prezzo ha la possibilità di vivere pienamente? Credo che qualsiasi sia l’età, qualsiasi sia il ceto sociale, qualsiasi sia la nazionalità della persona coinvolta, la libertà di camminare non abbia prezzo.